Il presente studio si occupa dell’analisi delle comunità di piante e artropodi in ambienti proglaciali e periglaciali. Sono state studiate tre morfologie d'alta quota, un debris-covered glacier (Val d’Amola, TN), la relativa piana proglaciale e un rock glacier (Val d'Ultimo, BZ). I debris-covered glacier (DCG) sono un tipo di ghiacciaio che si presenta con la superficie ricoperta da detrito di granulometria variabile. Le piane proglaciali (PP) sono la zona antistante il ghiacciaio, formata in seguito al ritiro glaciale dopo la fine della Piccola Età Glaciale (1850 circa). La datazione accurata che si può effettuare tramite lo studio delle morene frontali lungo la piana permette di ricostruire la dinamica del ritiro glaciale. I rock glacier (RG) sono forme del paesaggio connesse alla dinamica periglaciale e alla presenza di permafrost; sono costituiti da detriti incoerenti di granulometria variabile e da ghiaccio, che può presentarsi in diverse forme e percentuali. Sono state studiate le comunità di piante e artropodi delle morfologie sopradescritte, al fine di capire se sia possibile la colonizzazione del DCG e del RG, e quali sono le principali variabili che influenzano le cenosi nelle aree studiate. Si è cercato inoltre di comprendere il ruolo di RG e DCG come rifugi interglaciali per specie stenoterme fredde. Il campionamento dell’artropodofauna epigea è stato effettuato tramite trappole a caduta, riempite con una soluzione satura di aceto e sale. Attorno ad ogni trappola è stato svolto il rilievo di vegetazione ed effettuati i campionamenti di suolo, utilizzati per valutare le percentuali di ghiaia, sabbia, limo e argilla, misurare il valore di pH e la quantità di sostanza organica. In totale, in Val d’Amola sono stati studiati undici siti e in Val d‘Ultimo sette siti. Ogni sito ha compreso gruppi di tre trappole a caduta per il campionamento degli artropodi epigei. I campionamenti di suolo, vegetazione e fauna epigea sono stati eseguiti sulle forme sopracitate e in situazioni di controllo in aree non interessate da dinamiche glaciali o periglaciali. L’attività di laboratorio ha riguardato l’analisi del suolo e la determinazione dell’artropodofauna. Il contenuto di ogni trappola è stato determinato fino al livello di ordine; per carabidi (Coleoptera: Carabidae) e ragni (Arachnida: Araneae) sono state determinate le specie. Per ciascuna specie di ragno e carabide presente in Val d’Amola sono stati considerati i tratti funzionali (modalità di caccia, stagione riproduttiva, modalità di alimentazione, dieta, dimensioni corporee - per i carabidi appartenenti al genere Nebria s.l.) per meglio comprendere gli adattamenti che queste specie hanno negli ambienti studiati. Le comunità animali di entrambe le aree sono state analizzate attraverso il calcolo della ricchezza di specie, degli indici di Shannon e di Evenness, mentre l’effetto delle variabili ambientali sulla distribuzione delle specie è stato calcolato mediante l’analisi della corrispondenza canonica. Inoltre la cluster analysis ha permesso di confrontare i siti dal punto di vista della composizione specifica. È risultato che per entrambe le forme di paesaggio è il grado di maturità del suolo a guidare la distribuzione della vegetazione, che a sua volta ha influenza sulla componente animale; infatti su suoli maturi e stabili le comunità, sia animali che vegetali, risultano più diverse, ricche in specie e ricche in tipi di tratti funzionali. Lungo la piana proglaciale della Val d’Amola, però, le variabili pedologiche sono a loro volta influenzate dall’età di deglaciazione, ovvero dal tempo trascorso dal momento in cui il ghiacciaio si è ritirato dall’area, che quindi risulta essere la variabile principale da comprendere nell’interpretazione delle comunità osservate. In Val d’Amola, si nota come gli ambienti pionieri, poco ospitali, selezionino specie vegetali con caratteristiche ruderali (es. Oxyria digyna e Saxifraga bryoides). Gli adattamenti alle condizioni ambientali più inospitali tra i carabidi sono, per esempio, la presenza di ali totalmente conformate e la dieta carnivora. Emerge che sul DCG le variabili principali che guidano la composizione delle comunità sono limitazioni fisiche, legate al ghiaccio e al disturbo gravitativo. Il numero e la frequenza dei tratti funzionali si modifica lungo la successione, tant’è che è possibile individuare un trend di complessità crescente, che raggiunge i valori massimi in praterie a Carex curvula, o nella tundra a Salix herbacea. La limitata disponibilità trofica sul DCG fa sì che le dimensioni di Nebria germari, specie stenoterma fredda, aumentino con l’aumentare della possibilità di foraggiamento, procedendo verso siti più maturi. In Val d’Ultimo si nota una differenza tra gli ambienti più maturi, che ospitano una comunità più ricca, e quelli di RG e ghiaione. Il rock glacier presenta una specie di carabide, Oreonebria castanea, stenoterma fredde che però è presente anche sul sito di ghiaione. Invece si nota che la componente vegetale del RG comprende in modo esclusivo Poa laxa e Doronicum clusii, indicatrici di lunga prevalenza della neve. Il DCG si è confermato essere un ambiente peculiare, perché ospita specie stenoterme fredde, quindi potrebbe essere un possibile rifugio durante periodi con condizioni climatiche che prevedono temperature più elevate delle attuali. Anche il RG ospita specie stenoterme fredde, in comune con il ghiaione, quindi entrambe le morfologie, con le attuali condizioni climatiche, offrono un habitat idoneo a queste specie.
Maffioletti, Chiara(2012/2013).Piante e artropodi di ambienti proglaciali e periglaciali.Corso di Laurea magistrale in Scienze della Natura,Facoltà di Scienze e Tecnologie,Università degli Studi di Milano.Marco Caccianiga,Mauro Gobbi, Chiara Compostella, Duccio Tampucci,107.
Piante e artropodi di ambienti proglaciali e periglaciali
Maffioletti, Chiara
2013-01-01
Abstract
Il presente studio si occupa dell’analisi delle comunità di piante e artropodi in ambienti proglaciali e periglaciali. Sono state studiate tre morfologie d'alta quota, un debris-covered glacier (Val d’Amola, TN), la relativa piana proglaciale e un rock glacier (Val d'Ultimo, BZ). I debris-covered glacier (DCG) sono un tipo di ghiacciaio che si presenta con la superficie ricoperta da detrito di granulometria variabile. Le piane proglaciali (PP) sono la zona antistante il ghiacciaio, formata in seguito al ritiro glaciale dopo la fine della Piccola Età Glaciale (1850 circa). La datazione accurata che si può effettuare tramite lo studio delle morene frontali lungo la piana permette di ricostruire la dinamica del ritiro glaciale. I rock glacier (RG) sono forme del paesaggio connesse alla dinamica periglaciale e alla presenza di permafrost; sono costituiti da detriti incoerenti di granulometria variabile e da ghiaccio, che può presentarsi in diverse forme e percentuali. Sono state studiate le comunità di piante e artropodi delle morfologie sopradescritte, al fine di capire se sia possibile la colonizzazione del DCG e del RG, e quali sono le principali variabili che influenzano le cenosi nelle aree studiate. Si è cercato inoltre di comprendere il ruolo di RG e DCG come rifugi interglaciali per specie stenoterme fredde. Il campionamento dell’artropodofauna epigea è stato effettuato tramite trappole a caduta, riempite con una soluzione satura di aceto e sale. Attorno ad ogni trappola è stato svolto il rilievo di vegetazione ed effettuati i campionamenti di suolo, utilizzati per valutare le percentuali di ghiaia, sabbia, limo e argilla, misurare il valore di pH e la quantità di sostanza organica. In totale, in Val d’Amola sono stati studiati undici siti e in Val d‘Ultimo sette siti. Ogni sito ha compreso gruppi di tre trappole a caduta per il campionamento degli artropodi epigei. I campionamenti di suolo, vegetazione e fauna epigea sono stati eseguiti sulle forme sopracitate e in situazioni di controllo in aree non interessate da dinamiche glaciali o periglaciali. L’attività di laboratorio ha riguardato l’analisi del suolo e la determinazione dell’artropodofauna. Il contenuto di ogni trappola è stato determinato fino al livello di ordine; per carabidi (Coleoptera: Carabidae) e ragni (Arachnida: Araneae) sono state determinate le specie. Per ciascuna specie di ragno e carabide presente in Val d’Amola sono stati considerati i tratti funzionali (modalità di caccia, stagione riproduttiva, modalità di alimentazione, dieta, dimensioni corporee - per i carabidi appartenenti al genere Nebria s.l.) per meglio comprendere gli adattamenti che queste specie hanno negli ambienti studiati. Le comunità animali di entrambe le aree sono state analizzate attraverso il calcolo della ricchezza di specie, degli indici di Shannon e di Evenness, mentre l’effetto delle variabili ambientali sulla distribuzione delle specie è stato calcolato mediante l’analisi della corrispondenza canonica. Inoltre la cluster analysis ha permesso di confrontare i siti dal punto di vista della composizione specifica. È risultato che per entrambe le forme di paesaggio è il grado di maturità del suolo a guidare la distribuzione della vegetazione, che a sua volta ha influenza sulla componente animale; infatti su suoli maturi e stabili le comunità, sia animali che vegetali, risultano più diverse, ricche in specie e ricche in tipi di tratti funzionali. Lungo la piana proglaciale della Val d’Amola, però, le variabili pedologiche sono a loro volta influenzate dall’età di deglaciazione, ovvero dal tempo trascorso dal momento in cui il ghiacciaio si è ritirato dall’area, che quindi risulta essere la variabile principale da comprendere nell’interpretazione delle comunità osservate. In Val d’Amola, si nota come gli ambienti pionieri, poco ospitali, selezionino specie vegetali con caratteristiche ruderali (es. Oxyria digyna e Saxifraga bryoides). Gli adattamenti alle condizioni ambientali più inospitali tra i carabidi sono, per esempio, la presenza di ali totalmente conformate e la dieta carnivora. Emerge che sul DCG le variabili principali che guidano la composizione delle comunità sono limitazioni fisiche, legate al ghiaccio e al disturbo gravitativo. Il numero e la frequenza dei tratti funzionali si modifica lungo la successione, tant’è che è possibile individuare un trend di complessità crescente, che raggiunge i valori massimi in praterie a Carex curvula, o nella tundra a Salix herbacea. La limitata disponibilità trofica sul DCG fa sì che le dimensioni di Nebria germari, specie stenoterma fredda, aumentino con l’aumentare della possibilità di foraggiamento, procedendo verso siti più maturi. In Val d’Ultimo si nota una differenza tra gli ambienti più maturi, che ospitano una comunità più ricca, e quelli di RG e ghiaione. Il rock glacier presenta una specie di carabide, Oreonebria castanea, stenoterma fredde che però è presente anche sul sito di ghiaione. Invece si nota che la componente vegetale del RG comprende in modo esclusivo Poa laxa e Doronicum clusii, indicatrici di lunga prevalenza della neve. Il DCG si è confermato essere un ambiente peculiare, perché ospita specie stenoterme fredde, quindi potrebbe essere un possibile rifugio durante periodi con condizioni climatiche che prevedono temperature più elevate delle attuali. Anche il RG ospita specie stenoterme fredde, in comune con il ghiaione, quindi entrambe le morfologie, con le attuali condizioni climatiche, offrono un habitat idoneo a queste specie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.